Da qualche anno stiamo assistendo al diffondersi (sarebbe meglio dire al dilagare) di una tendenza cosmetica che spinge le consumatrici ad acquistare prevalentemente prodotti naturali e possibilmente biologici: i cosiddetti “ecobio” spopolano ovunque e da ogni parte vediamo spuntare come funghi marchi che affermano perentoriamente, nei loro claim, di essere “puri al 100%”.
Niente di male, anzi: questo fenomeno è la spia di un’attenzione finalmente preponderante verso la salvaguardia dell’ambiente e l’uso di materie non inficiate e arricchite da composti chimici, spesso irritanti per la pelle e ancora più sovente inquinanti per la natura e il benessere del nostro pianeta. Le donne preferiscono comprare una crema viso prodotta senza far del male agli alberi, ai fiumi e all’aria che respiriamo; diamo la precedenza a una crema corpo nella cui formula non siano presenti attivi testati sugli animali.
La ricerca ossessiva dell’INCI puro ha però tanti risvolti, non tutti positivi: prima di tutto, di frequente, molte consumatrici tendono a interpretare la bontà di un prodotto unicamente sulla base della lista degli ingredienti riportati sul retro delle confezioni, tralasciando di prendere in considerazione una molteplicità di verità scientifiche e variabili che, per qualche ragione, non vengono divulgate in modo puntuale e completo.